Oggi il modo di lavorare è cambiato completamente anche da soli 10 anni fa. Ci sono vari motivi che hanno spinto a questo cambiamento. I principali, a mio avviso e nel mio caso, sono:
- il potenziamento dei computer portatili (i notebook), che permettono ormai di portarsi il proprio lavoro dovunque si vada. Anzi per la verità ormai con il cloud non c'è neanche bisogno di portarsi il notebook dietro: basta un iPad o addirittura uno smartphone. Mia figlia non usa nemmeno più il notebook, ma fa tutto con i programmi dell'iPad;
- la necessità di contenere i costi, eliminando quindi quelli fissi di affitto;
- la facilità e i bassi costi di trasferimento.
Siamo diventati lavoratori nomadi, con i nostri notebook e i nostri taccuini Moleskine...
A volte però questo essere "senza fisso studio" ci fa mancare punti di riferimento, parlo di quegli elementi esistenti nei nostri vecchi studi, così come succede in casa, che ci facevano percepire un'atmosfera di "familiarità" con il luogo (la scrivania prima fra tutti). La genialità di Bruno Munari gli fece creare le sue famose "Sculture da viaggio", che chi voleva poteva portarsi piegate in valigia per poi aprirle trasformando fredde camere d'albergo in spazi riconoscibili e caldi attraverso la presenza di questo elemento familiare, amichevole.
Io tra le mie maschere (ho una passione per le maschere, in particolare quelle africane, ma non solo) ho un mascherone da lavoro che si chiama Ngoro Ngoro (nome africano ma origine sarda, e la rima non è casuale: "Ngoro Ngoro, il mio mascherone da lavoro"). Me lo porto dietro dovunque vada a lavorare: nel mio laboratorio, a casa, negli studi di società a cui faccio consulenze, nelle biblioteche di Roma dove a volte mi appoggio, nei coworking, ecc. Sta lì, affianco al notebook, mi guarda con i suoi occhiali e mi fa sentire in compagnia, trasforma un luogo impersonale in un luogo amichevole, mi difende dai pensieri negativi perché se lo guardo non posso che sorridere, direi quasi che mi parla.