vestito da un sarto insieme a lui. Non era proprio nel mio stile, ma mi adattai più per
fargli piacere che altro. Il sarto si chiamava, o lo chiamavano, Neno.
Le prove
Dopo un paio di settimane tornammo, questa volta noi da lui, per fare la prima prova con i vestiti imbastiti. Ci fece indossare i vestiti, senza maniche e con la stoffa appuntata con pochi punti di cucitura, provò le maniche, fece qualche correzione, tirò di qua e di là, aggiustò, cucì, e alla fine ci fece levare, piano piano, il vestito, giacca e pantaloni, e ci salutò.
Il vestito del sarto
Ma non era solo il piacere dell'indossare quel vestito: il signor Neno con la sua arte mi aveva mostrato un mondo nuovo, di cui non avevo avuto mai nessuna percezione prima (mi sono sempre vestito con uno stile piuttosto casual e sportivo). Un mondo creato con l'arte e il mestiere dell'uomo, dell'artigiano, dell'artista.
Indossai felicemente quell'abito al mio matrimonio e in molte altre occasioni successive sempre con la stessa sensazione di piacere. Alla cerimonia feci un'unica concessione al mio anticonformismo: i calzini rossi!
Conclusione e morale della storiella
Ma per fare questo dobbiamo capire chi siamo: non possiamo pensare di essere uomini del medioevo e come tali trattare la nostra abitazione. Il vestito di Neno era elegante, lineare, preciso, moderno. Per realizzare una casa a misura del nostro modo di essere dobbiamo liberarci dai preconcetti (io ne avevo) e dalle proprie paure. Ricordi Troisi e Benigni in 'Non ci resta che piangere', quando si ritrovavano vestiti con abiti del '400? Facevano ridere vero?
A distanza di quasi vent'anni non solo ancora ricordo così bene quella piacevole sensazione, ma addirittura ancora metto addosso la giacca. I pantaloni no, lo ammetto: avrebbero bisogno di qualche ritocco dal grande Neno...